Korakrit Arunanondchai

Painting with history 3 or two thousand five hundred and fifty nine years to figure stuff out

Mostra
Installation view. Foto: Luca Meneghel
02.06.—11.09.2016

Museion presenta la prima personale dell’artista Korakrit Arunanondchai (Bangkok, 1986) in Italia.

Nel segno di Buddha, ma anche di Steve Jobs: nella pratica multidisciplinare dell’artista thailandese passato e presente, fantasia e realtà, scienza e spiritualità si mescolano con grande naturalezza. La ricezione della storia dell’arte occidentale, ma soprattutto la memoria, individuale e collettiva, nell’era della comunicazione digitale sono i temi con cui si confronta l’artista. La prospettiva è quella di un nativo digitale ed emigrato culturale dalla Thailandia, che Arunanondchai ha lasciato nel 2009 per gli Stati Uniti.

L’esposizione si apre al piano terra di Museion con tre grandi “History Paintings (Poetry Floor)”, dipinti su tela di jeans su cui l’artista interviene in più tempi. Sotto alla tela di jeans ne viene sovrapposta un’altra stampata, che raffigura la tela nello stato di precedente combustione. In queste opere processuali, richiami all’espressionismo astratto si mescolano ai meccanismi dell’arte digitale ai tempi di Photoshop - il tutto messo in atto da un artista che ha imparato a dipingere con Microsoft Paint.

Korakrit Arunanondchai, „Painting with history 3 or two thousand five hundred and fifty nine years to figure stuff out“, Museion 2016.

Il percorso prosegue con video e installazioni – tra cui diversi lavori inediti- al quarto piano del museo. Qui l’artista crea un’esperienza avvolgente e coinvolgente: grazie a speciali pellicole, le facciate di vetro e l’illuminazione al soffitto sono infatti trasformate in superfici colorate, che tingono di rosso, giallo e blu l’intero spazio espositivo. I tre colori sono gli stessi utilizzati dall’artista nelle sue performance di bodypainting ispirate ai boob painter (pittura con il seno) dello show televisivo tailandese Thailand’s got Talent.

La mostra ruota attorno al video Painting with History in a Room Filled with Men with Funny Names 3 proiettato su un enorme led wall, che domina lo spazio al centro della stanza. Il video costituisce l’epilogo della ricerca artistica iniziata da KA nel 2012 ed è parte di una serie - una sorta di romanzo di formazione sull’apprendistato di un pittore di tele di jeans (The Denim Painter), doppio fittizio dell’artista.

Korakrit Arunanondchai, „Painting with history 3 or two thousand five hundred and fifty nine years to figure stuff out“, exhibition view, Museion 2016. Foto Luca Meneghel

La figura è forgiata dalla globalizzazione, ma al contempo riunisce in sé la realtà sociale e spirituale thailandese. Tra finzione e realtà, estetica orientale e occidentale, si snoda un percorso di rinascita, ricerca e purificazione del pittore. Il ritmo e il linguaggio sono quelli dei videoclip. Nell’educazione dell’eroe gioca un ruolo importante il confronto con i maestri della pittura del Ventesimo secolo, dall’espressionismo astratto di Jackson Pollock alle antropometrie di Yves Klein, passando per il modernismo thailandese, fino al giapponese gruppo Gutai.

Non a caso, i funny names a cui fa riferimento il titolo sono i nomi degli artisti occidentali, che suonano strani a un pubblico orientale, ma anche i nomi tailandesi che risultano impronunciabili ai fruitori del mondo dell’arte europeo e americano. In un gioco di appropriazioni e remixaggi, la storia della pittura occidentale viene così “fagocitata” e spogliata di ogni sacralità. Allo stesso percorso di ricerca fa riferimento anche il lungo titolo della mostra „Painting with history 3 or two thousand five hundred and fifty nine years to figure stuff out“ (dipingere con la storia 3 o 2559 anni per capirci qualcosa). Qui i numeri si riferiscono al calendario buddista, in cui l’anno 1 corrisponde all’anno 543 a.C.; così il 2559 citato nel titolo corrisponde al 2016, anno della mostra a Bolzano.

Korakrit Arunanondchai, „Painting with history 3 or two thousand five hundred and fifty nine years to figure stuff out“, exhibition view, Museion 2016. Foto Luca Meneghel

Per visionare il video, i visitatori sono invitati ad accomodarsi su cuscini di tela di jeans (denim pillows), su un grande tappeto di moquette blu, in un’atmosfera di rilassatezza e di relazionalità. La luce dall’esterno, filtrata da pellicole colorate, è funzionale al carattere immersivo che l’artista vuole conferire all’esperienza del pubblico. In questo senso, tutte le altre opere installate attorno al video rappresentano dei rimandi allo stesso: sono echi, fantasmi, scenari reali o virtuali che scaturiscono dal mondo del pittore di tele di denim e intrattengono una relazione diretta, associativa o evocativa con esso.

Sono in mostra anche gli altri video della serie: Painting with History in a Room Filled with Men with Funny Names 1 e “2012-2555 (part 1 to the trilogy). Alle visioni futuristiche dei video fanno da pendant plastico dei nuovi lavori realizzati per Museion: gli “untitled (grounds)”. Presentati su pannelli verticali, sono composti da strati di materiali residui e frammenti di robot, che gli conferiscono un esplicito carattere fantascientifico. Per l’artista, queste opere rappresentano una continuazione degli “history Paintings” (esposti al piano terra) e i frammenti di denim e di oggetti bruciati rappresentano i contenitori di un corpo vuoto, dopo che lo spirito si è dissolto in seguito alla combustione.

In occasione della mostra verrà pubblicato un catalogo trilingue (dt/ita/eng) con testi di Flora Katz, Letizia Ragaglia e Carol Yinghua Lu edito da Kaleidoskope.

Korakrit Arunanondchai

Painting with history 3 or two thousand five hundred and fifty nine years to figure stuff out

Mostra

La Fondazione Museion, Museo di arte moderna e contemporanea di Bolzano cerca un/una Collaboratrice/tore con compiti di sorveglianza e accoglienza museale

Leggi di più